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                L’Etna, il Gigante


Meta dei pensieri di poeti, filosofi, viaggiatori, scienziati, scrittori, la dimora di Efesto ha attirato e attira ancora a sé, quanti riescono a sentire tra il frastuono delle nostre vite, il richiamo della montagna.







Ma l’Etna non è solo una Montagna…

Definire l’Etna con il termine  montagna, usando il termine con il quale dalle mie parti viene comunemente chiamata, non deve tuttavia sembrarci riduttivo. Il nome Mongibello, risultato dell’unione di due termini, uno latino Mons, ed uno arabo Jebel, tradotto, ci svela la sua doppia natura, il suo essere montagna due volte. È montagna perché  domina dall’alto, sola e incontrastata, con i suoi 3343 metri sul livello del mare, tutta la Sicilia, e lo è ancora di più poi, perché essere il vulcano attivo più alto d’Europa la rende ancora più affascinante agli occhi di quanti si avvicinano a lei.

Questo record però da solo non spiegherebbe il motivo per cui molti viaggiatori, trekkers, naturalisti la scelgono come meta per le loro escursioni. Sarà forse perché ben diciannove fasce bioclimatiche ricoprono con i loro diversi colori le stagioni e le quote che dal mare portano su fino alle bocche fumanti dei crateri. Sarà forse perché una volta lassù le parole diventano inutili e ci si sente smarriti spaziando ovunque con lo sguardo di un bambino. Sarà forse perché seguendo una incalzante ascesa da zero a tremila metri, e quindi dalle bellissime spiagge della costa orientale della Sicilia bagnata dal mar Jonio, è possibile sentire in un sol giorno i profumi salmastri del mare e le pungenti esalazioni di zolfo vicini ai crateri sommitali. Forse perché è possibile sciare guardando il mare ai nostri piedi in inverno. Oppure perché il suolo lavico dona ai suoi abitanti che lo coltivano, dei sapori unici e invidiati da tutti. Sono tanti i motivi che l’Etna continua a fornirci per avvicinarci a lei con il rispetto e l’amore che merita, così tanti che non si potrebbe fare un elenco senza correre il rischio di dimenticarne qualcuno.

Ma l’Etna non è solo un vulcano…

Molti studiosi e vulcanologi di tutto il mondo visitano ogni giorno l’Etna pensando di ammirare tra i boati delle sue imponenti eruzioni e i fragorosi parossismi che in questo periodo a distanza di dieci giorni si susseguono ininterrottamente, la classica attività che ci si aspetterebbe prodotta da un qualunque vulcano nel corso della sua storia. Ma non è così e quanti di loro hanno deciso di fare dell’Etna la loro missione di studi e di vita lo sanno bene.

L’Etna è nata durante importanti attività vulcaniche marine al largo della costa siciliana avvenute nel Quaternario, cioè 500/600 mila anni fa. Dalla sua originaria posizione a quella che occupa oggi il vulcano è migrato non senza farsi notare. Durante questi spostamenti, il nostro strato vulcano, cioè un vulcano risultante dalla sommatoria nel tempo di più edifici vulcanici che si sono succeduti uno dopo l’altro collassando su se stessi, si sono verificati fenomeni che si sono fatti sentire sino a migliaia di chilometri di distanza. Durante il collasso del Trifoglietto, il vulcano che ha portato alla formazione della caldera detta Valle del Bove, tutto il materiale che è venuto giù dalle pendici del vulcano èarrivato sino a mare con una potenza tale da creare un violentissimo tsunami che ha raggiunto, secondo le più recenti simulazioni computerizzate, dopo 5 ore, le coste israeliane. Questo vulcano ha assunto nel tempo varie forme e ha occupato spazi diversi, ma il suo aspetto è sempre rimasto incantevole.


Inutile quindi spiegare l’amore degli abitanti pedemontani per la propria montagna. Un amore che va oltre i continui danni che le popolazioni hanno patito e continuano a soffrire per via di un terreno soggetto a forte sismicità e per via di quelle grandi eruzioni che con le loro lunghe colate laviche hanno distrutto e sommerso sotto metri di lava i centri abitati dei paesi che si trovavano lungo il suo cammino.

Per intenderci forse è meglio fare un esempio che spieghi l’importanza, la pericolosità e al tempo stesso il ruolo ammaliatrice che le attività vulcaniche dell’Etna rivestono. Nel 1669 un braccio della colata lungo ben sedici chilometri raggiunge il mare lambendo le mura e cingendo d’assedio per cento giorni la città di Catania. Nel 1865 da un’eruzione laterale del vulcano che perdurò per quasi cinque mesi, vennero prodotti oltre 96 milioni di metri cubi di materiale lavico che ricoprirono con 12 metri di roccia incandescente oltre otto chilometri quadrati di superficie. Nel 2002, durante la cosiddetta eruzione perfetta, vennero emessi 160 milioni di metri cubi di lava durante un’attività fortemente esplosiva e disposta su due versanti, quello sud e quello nord-est. Terremoti e colate laviche, non sono le uniche manifestazioni con le quali le popolazioni devono fare i conti. Sentire i boati mentre si sta cenando comodamente a casa significa anche che una nube di sabbia vulcanica si sta innalzando in cielo e si sta muovendo, spinta prima dalla forza del vulcano e poi da quella del vento, verso le nostre case, le nostre strade, i nostri tetti, i nostri campi. A volte anche scorie di qualche centimetro riescono a cadere a distanze di decine e decine di chilometri dalle bocche del vulcano, producendo con il loro impatto a terra un suono simile a quello di una grandinata. Altre volte invece la sabbia vulcanica, sottilissima raggiunge altezze e distanze inimmaginabili, e come una pioggia scende dalla stratosfera ricoprendo di nero tutto ciò su cui si poggia.

L’Etna solitamente viene identificata con una donna, una signora alla quale piace tanto fumare, una che ogni tanto si innervosisce e borbotta, altre volte si intimidisce e arrossisce, altre invece si infuria in preda al nervosismo! È una mania tutta umana quella di voler dare vita a ciò che è più grande di noi. Con le leggende si raccontano storie e aneddoti e si lasciano in eredità tradizioni. Con la mitologia dunque si tramandano conoscenze per affidarle ai posteri. E di racconti legati alla mitologia l’Etna è piena.

Un mito greco spiegherebbe i continui fumi che provengono dai crateri con una storia avvincente che vede come protagonista il terribile drago Tifone (Encelado per i romani). Egli, durante una lotta con Zeus sollevò l’intera isola siciliana per gettarla contro il suo rivale, ma il Re dell’Olimpo con un potentissimo fulmine lo colpì facendolo rimanere schiacciato e intrappolato sotto l’Etna.
Altri racconti risolvono il problema della provenienza dei fumi e delle lave invece, con il mito di Efesto, il corrispondente romano Vulcano, sapiente fuciniere degli dei che aveva il suo laboratorio proprio nelle viscere del vulcano, insieme ai Ciclopi che producevano fulmini per Zeus.
Inutile ricordare come il mito dei Ciclopi venga ripreso da Omero nella sua Odissea, quando il furbo Ulisse, fuggendo in nave,  proprio dopo aver accecato uno di loro, si trovò a schivare i famosi faraglioni che si possono ancora ammirare lungo un tratto del litorale della costa.

Altre leggende naturalmente sono legate alle numerosissime grotte presenti nel territorio vulcanico. Esse hanno origine, ma anche fine, dalle colate che lungo il lungo il loro procedere vanno incontro a processi di ingrottamento.  Sull’Etna se ne contano oltre 200 ma in realtà molte sono ancora da scoprire perché si trovano sotterrate da un tetto di roccia che fin quando non comincerà a cedere, non ci mostrerà cosa si nasconde sotto. Alcune grotte sono di brevi dimensioni ma altre sono lunghe fino a 1150m come la Grotta dei Tre Livelli. Altre grotte invece sono famose, come la Grotta del Gelo, che al suo interno ospita un ghiacciaio perenne. Al loro interno si possono osservare formazioni come stalattiti, dovute alla rifusione della roccia che venendo portata a temperature elevatissime, intorno ai 1000°C, assumono una forma tipica.

Non sono solo le fontane di lava alte centinaia di metri che di notte illuminano il cielo di rosso, e non sono solo le sue valli, i suoi canali, le sue creste, le sue vette, non è solo la sua storia geologica e non è solo il suo essere viva. Certe cose si spiegano solo con delle emozioni e le emozioni non vanno razionalizzate.



Giuseppe Zappalà

Tuona di orrende rovine
e vomita nel cielo una nube nera
fumante d'un turbine di pece e di ardenti faville.

 

Publio Virgilio Marone

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